The Refugee Emergency: Assessing the Political and Policy Responses
<<Responsabilità condivise e congelamento fondi strutturali a stati che non rispettano solidarietà>>
Il fenomeno della migrazione non è una novità, ma negli ultimi anni l’Unione Europea è diventata la destinazione di sempre maggiori flussi di persone provenienti, in particolar modo, dall’Africa. ‘The Missing Migrants Project’ dell’International Organisation for Migration (IOM) ha calcolato 7763 morti avvenute durante migrazioni internazionali nel 2016. La solidarietà è la cura più importante e la protezione dei diritti umani deve essere posta al centro di ogni azione. Senza dubbio, sin dal 2015, la crisi dei rifugiati è stata una delle priorità per l’Unione Europea, ma i metodi di azione messi in campo finora si sono chiaramente rivelati inefficaci. Secondo l’ultimo resoconto sul ricollocamento dall’Italia e Grecia, pubblicato dalla Commissione lo scorso Marzo, delle 160.000 persone che si sarebbero dovute spostare, solo 14.500 sono state effettivamente trasferite dalla Grecia e 4.400 dall’Italia. C’è chi, quindi, sta ancora aspettando di essere trasferito e questo meccanismo avrà termine il prossimo settembre. È evidente che la collaborazione tra gli Stati Membri sembra essere solamente un impegno formale scritto nei Trattati, ma senza alcun riscontro pratico.
Per aiutare la Grecia e l’Italia a gestire l’ingente numero di rifugiati il Consiglio ha adottato, nel 2015, due meccanismi di allocazione d’emergenza che si sono però dimostrati un fallimento. Per dare un responso immediato ai cittadini, spaventati da tali ondate migratorie, gli Stati Membri hanno concluso un accordo a dir poco controverso con la Turchia. Stiamo praticamente pagando questo paese per ‘sbarazzarci del problema’, ma sicuramente non stiamo contribuendo a risolverlo. Per non parlare del fatto che la Turchia sta attraversando un nuovo, ennesimo periodo di forte attacco ai principi democratici e alle libertà individuali. Davanti all’emergenza rifugiati, ma anche al problema della migrazione in generale bisogna avere un approccio a 360 gradi.
La prima condizione necessaria per raggiungere un risultato concreto è comunque la piena solidarietà sia tra gli Stati Membri che al loro interno: la revisione del regolamento di Dublino deve procedere verso una direzione reale di responsabilità condivisa, basata su un sistema di ricollocamento obbligatorio, preventivo e permanente, dove la protezione dei diritti fondamentali deve fungere da fulcro. Il tentativo di sfuggire a tale impegno legale, politico e morale operato da alcuni Stati non può essere tollerato e dovrebbe essere sanzionato con un congelamento dei fondi strutturali. Con la Brexit, gli effetti della crisi economica in continuo aumento, il dilagare del terrorismo e l’emergenza dei rifugiati da tenere sotto controllo non si può negare che l’Unione Europea stia decisamente attraversando un periodo difficile. Ciò però non toglie che, se non vuole rischiare di perdere drammaticamente il supporto dei propri cittadini deve comunque dimostrare di essere capace di trovare soluzioni ai loro veri problemi ed alle loro preoccupazioni.