Centinaia di sedi del partito HDP incendiate, decine di persone linciate dalla folla, centinaia di feriti, arresti di esponenti politici, bombardamenti di villaggi civili spacciati da azioni contro Daesh, torture e violenze indicibili: condividiamo anche questo con la Turchia, onorevole Schmidt? Secondo Lei ci saranno elezioni credibili in Turchia, a novembre?
Perché questo è il bollettino di una guerra dichiarata da Erdogan e dai suoi fedelissimi verso il popolo curdo, reo di aver raggiunto per la prima volta il 10 per cento alle ultime elezioni, di essere entrato in Parlamento e di avergli impedito così di stravolgere la Costituzione, ma ieri è stato concluso e annunciato questo accordo, utile con i turchi per fronteggiare l’immigrazione e quindi è meglio collocare gli immigrati lì, lontani dai nostri occhi e dalle nostre coscienze. Il sospetto che l’aumento del flusso non fosse casuale in questi mesi è più che legittimo. Per Erdogan un capolavoro diplomatico, per l’Europa, un capolavoro di ipocrisia, tanto dei curdi così come degli attivisti della società civile turca torneremo a parlare in futuro se saranno utili. Pertanto dei coraggiosi turchi che combattono contro Daesh adesso si possono tranquillamente abbandonare e sacrificare.
No colleghi, noi non possiamo accettarlo. Sì alle relazioni pacifiche ma non al silenzio, perché se il prezzo dell’accordo è la libertà dei curdi, degli attivisti e la nostra dignità di europei, noi non vogliamo pagarlo.
Questo il testo del discorso che ho pronunciato in Plenaria a Strasburgo il 7 ottobre 2015 durante la discussione sulla situazione in Turchia.