Oggi ho avuto l’onore di incontrare Alma Shalabayeva. Insieme a lei ho discusso della situazione dei diritti umani in Kazakistan. La politica del presidente Nursultan Nazarbayev continua a non rispettare la libertà di stampa e a utilizzare anche mezzi come la tortura per eliminare le opposizioni, la ha denunciato anche il rapporto della Commissione contro la tortura delle Nazioni Unite e quello di Amnesty International.
Intanto il 15 ottobre si svolgerà a Lione il processo per l’estradizione di Muxtar Ablyazov, il marito dissidente di Alma. La Russia ha chiesto alla Francia di estradarlo. Ablyazov, oltre a non riscontrare alcuna motivazione nella richiesta, ha paura che il presidente kazako abbia preso accordi con Mosca e teme per la sua incolumità. Mi auguro che Ablyazov resti in Francia e che Shalabayeva non debba più aspettarsi misure nei suoi confronti, come quelle adottate dal Governo italiano nel 2013 e che la Corte di Cassazione ha con sentenza descritto come viziate da “manifesta illegittimità originaria”.
La moglie dell’attivista kazako era infatti stata rimpatriata nel 31 maggio 2013 dalle autorità italiane. Sulla base di un passaporto diplomatico emesso dalla Repubblica Centraficana dichiarato falso ma rivelatosi invece autentico, il Viminale mise Alma su un aereo rimandandola in Kazakistan nelle mani del Presidente Nursultan che non aspettava altro che poter fare pressioni sulla famiglia di Ablyazov. Solo grazie ai media internazionali e al ricorso presentato dalla Shalabayeva che aveva annullato il provvedimento di espulsione, la donna è rientrata in Italia il 27 dicembre 2013 con sua figlia.
Un Paese che non rispetta i diritti umani non merita di trattare con gli Stati europei accordi economici. Non possiamo essere accecati dal luccichio del denaro.
Slideshow fotografica dell’incontro con Alma Shalabayeva