“Se vedi un affamato non dargli del riso: insegnagli a coltivarlo”.
Questa massima di Confucio ha più di 2500 anni. Eppure è talmente attuale da farmi pensare che difficilmente potrei sintetizzare meglio, in poche parole, cosa vuol dire per me essere un attivista del MoVimento 5 Stelle in un’Italia “affamata” di democrazia.
Per decenni i partiti hanno inculcato nella nostra mente l’idea che la politica fosse non un servizio alla collettività, ma al contrario un mestiere riservato a una ristretta élite di persone e, in quanto tale, inaccessibile ai cittadini… liberi tutt’al più di scegliere tra due coalizioni fac-simile il giorno delle elezioni. Una politica verticista, distante dalla piazza, da quell’agorà che invece ha rappresentato nelle città-Stato greche (la parola “politica” deriva proprio da πόλις, che in greco antico significa città) il presupposto stesso della nascita della democrazia: il luogo dello scambio di opinioni diretto e costante tra eletto ed elettore. Ci hanno voluto far credere, quindi, che avremmo dovuto accontentarci per sempre di accordare deleghe in bianco sul nostro futuro in cambio, appunto, della promessa di una manciata di riso.
Quanto questo sistema abbia condotto la gestione delle nostre comunità e del nostro Stato completamente alla deriva lo dimostra l’inquietante numero di condanne e rinvii a giudizio dei supposti “professionisti della politica” negli ultimi anni. Se dovessi elencarli ad uno ad uno, temo che non mi basterebbe l’intera giornata.
Se ci fossimo limitati a proporre nuovi contenuti utilizzando questo schema avremmo condannato l’intero progetto al fallimento: il sistema ci avrebbe risucchiati con le sue lusinghe e le sue minacce. Era necessario operare una riVoluzione di metodo ancor prima che di merito, dimostrando che si può vincere un’elezione anche senza finanziamenti elettorali, che l’opinione di un singolo cittadino può e deve avere lo stesso peso dell’opinione di un Parlamentare non solo una volta ogni 5 anni ma ogni giorno, che un MoVimento può prescindere da una struttura rigidamente gerarchica e può funzionare egregiamente con una ripartizione funzionale dei compiti in base alla scelta volontaria del livello di responsabilità che l’attivista vuole assumere. Che possiamo sconfiggere la non-informazione a reti e testate unificate grazie alla libertà della rete, verificando fonti e dati. Che l’intelligenza collettiva è molto più efficiente e performante di una classe di sedicenti tecnici auto-referenziati.
Siamo stati derisi e sbeffeggiati all’inizio. Chi non ricorda la celebre frase di Piero Fassino il quale, riferendosi a Beppe Grillo, disse: “se vuole fondare un partito lo faccia, vediamo quanti voti prende”. Il tempo ci ha dato ragione: in migliaia di città ora ci sono gruppi M5S (i famosi meetup) che lavorano per difendere i propri territori, studiando approfonditamente le problematiche locali intorno a tavoli di lavoro, sensibilizzando la popolazione e producendo documenti utili alle centinaia di nostri portavoce eletti nei Municipi, nei Comuni, nelle Regioni e al Parlamento (avete letto bene, niente Province… siccome a differenza di altri le vogliamo abolire veramente per coerenza non ci candidiamo: il conflitto di interesse non ci appartiene).
Ecco cosa vuol dire essere un cittadino in MoVimento: noi non offriamo lavori e cortesie come fossero ciotole di riso, ma sproniamo costantemente i nostri concittadini a partecipare. Vogliamo che tutti ritornino a coltivare il campo della democrazia. Insieme.