Libia, Malta, Italia: una triangolazione ambigua e pericolosa, in un Mediterraneo attraversato da un flusso continuo di migranti disperati. Ancora più ambigua e pericolosa quando spuntano fuori, inaspettatamente, evidenze di un accordo sulla pelle dei migranti stessi in nome di grandi interessi economici e dei comodi di uno o più governi. E sospetti di indicibili, quanto imbarazzanti intese sottobanco per lo sfruttamento di risorse petrolifere.
Vorrei partire dai fatti. Secondo dati ufficiali (vedi pdf) forniti dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR), l’isola ha visto decrescere in modo rapido e costante il numero di sbarchi di profughi provenienti dalla Libia sulle sue coste, tanto che i centri di accoglienza sono oggi praticamente vuoti. Gli arrivi sono stati 2800 nel 2013, 568 nel 2014. Infine, dei 142.000 migranti di quest’anno, quelli arrivati sulle coste maltesi sono stati solo 100. Si tratta di un fenomeno naturale, di uno strano caso? “Certamente no”, dichiarava la direttrice del Jesuit Refugee Service di Malta Katrine Camilleri al sito d’informazione europea EuObserver. Secondo la Camilleri, infatti, “è chiaro che l’Italia è d’accordo nel salvare praticamente tutti i migranti che percorrono questa rotta”.
Con sempre meno arrivi sul proprio territorio Malta ottenere un evidente vantaggio, mentre l’Italia, accogliendo chi non sbarca più sulle coste malesi, si fa carico di un onere sempre maggiore. Ma come mai il nostro governo è così “altruista”? È forse mosso da intenti filantropici?
In realtà, di un accordo sottobanco tra Roma e Valletta per mandare in Italia i migranti che Malta non vuole si vocifera da tempo. La stampa maltese ha anche dato voce all’ipotesi di una contropartita per l’Italia… che consisterebbe proprio nel petrolio.
L’accusa di un accordo segreto è stata rilanciata tanto dal leader dell’opposizione maltese ed ex eurodeputato Simon Busuttil che dall’ex premier di Malta Lawrence Gonzi. Entrambi hanno chiesto risposte al governo de La Valletta guidato dal laburista Joseph Muscat. La stampa italiana ha riportato una inquietante testimonianza di una fonte maltese: “Nessuno l’ha mai ammesso – spiega la fonte – ma si sospetta che (l’accordo Italia-Malta) riguardi le trivellazioni off shore dei giacimenti petroliferi al largo della Sicilia, che si sovrappongono alla zona di interesse maltese”. Secondo questa versione, dunque, l’Italia trarrebbe profitto dallo svolgere operazioni di search and rescue in aree marittime che sono disputate tra Italia e Malta. E che, in caso di arbitrato internazionale, verrebbero attribuite proprio in favore del Paese che abitualmente è responsabile della sicurezza di una determinata area.
Infine, un episodio inquietante sembrerebbe confermare molti sospetti. Lo scorso settembre, il Ministro del Interni maltese Carmelo Abela ha prima affermato, in conferenza stampa, che Italia e Malta hanno concordato un “accordo informale” su chi ha responsabilità delle operazioni di soccorso delle navi dei migranti, salvo poi dover smentire decisamente poco dopo.
Intanto, l’ interrogazione scritta indirizzata alla Commissione europea, con la richiesta di spiegare la ragione del numero decrescente di arrivi a Malta, presentata dall’europarlamentare del Partito Popolare Elisabetta Gardini, rimane ancora in attesa di risposta.
Per quanto posso dire, sulla base degli elementi finora raccolti, credo che se queste accuse venissero confermate, nulla salverebbe il governo italiano dall’onta di aver siglato con Malta un patto vergognoso. E di averlo fatto, oltretutto, in modo segreto e assolutamente non trasparente. La mancanza di trasparenza è senza dubbio un indice di poca democrazia. Ne deduco che è la ragion di Stato (o meglio, di azienda controllata dallo Stato) a muovere il nostro Governo, piuttosto che l’interesse per la vita delle donne e degli uomini che attraversano il Mediterraneo.
Al di là delle parole e delle millantate buone intenzioni del governo Renzi, l’accoglienza acquista una luce ben diversa, se vista con gli occhi di chi spera di ottenere profitto dalle trivellazioni in acque potenzialmente ricche di petrolio.
Mi chiedo: perché il presidente del consiglio Matteo Renzi o il suo Ministro degli Interni non hanno informato delle loro intenzioni gli operatori della Guardia Costiera, i volontari e i cittadini delle coste siciliane che sono tutti i giorni coinvolti a vari livelli nelle operazioni di salvataggio dei migranti? Perché non ha reso noto l’accordo con Malta ai cittadini italiani, i quali hanno certamente il diritto di sapere come e perché l’interesse strategico dell’Italia in termini energetici viene mascherato da operazione umanitaria, assumendosi la responsabilità politica di tale scelta? Mi domando infine: su che base il governo Renzi, che proclama il suo impegno contro il cambiamento climatico e in favore delle energie rinnovabili, fa di tutto per assicurarsi la possibilità di esplorazione e potenziale sfruttamento di giacimenti di oro nero – combustibile fossile inquinante per eccellenza?
Temo che a tutte queste domande una risposta esauriente non verrà mai data. Sicuramente non dal Governo maltese né tantomeno dal Governo italiano, che hanno senza dubbio tutto l’interesse a mantenere il segreto di questo patto scellerato che li metterebbe in grave imbarazzo davanti alle rispettive opinioni pubbliche, se svelato e dimostrato. Non ci resta che sperare nell’Unione Europea, e quindi cercherò di presentare un’interrogazione a riguardo, chiedendo alla Commissione di fare la sua parte nell’esigere trasparenza da parte dei due Paesi membri. Sperando che, prima o poi, da Bruxelles una risposta non troppo generica e reticente arrivi.