giovedì 08 giugno 2023

Mentre la UE discute, i confini bruciano. Complimenti al Nobel per l’ipocrisia!

27

Ott 2015

Mentre Roma discute, Sagunto brucia. A questo pensavo, accostando la guerra delle frontiere nei Balcani occidentali, il rischio del collasso di Macedonia e Serbia e di Schengen, alle lunghe discussioni e alle insufficienti soluzioni di questi mesi. C’è un fiume di umana disperazione a cui rimangono solo i vestiti e la speranza di sopravvivere alle 100.000 nuove ridistribuzioni a fronte di 260.000 nuovi transiti in un mese in Croazia.

E cosa dicono le conclusioni del Consiglio europeo sulla rotta dei Balcani occidentali e la preparazione del vertice di La Valletta dell’11 e 12 novembre 2015? Parlano di una gestione integrata delle frontiere con una nuova Frontex, di una guardia di frontiera unica, dello smantellamento delle reti criminali. Piccoli passi utili, con una grande spada di Damocle: il quando.

Quando un asilo comune europeo con vie legali d’accesso? Quando la redistribuzione promessa e tutt’altro che completata? Quando la revisione di Dublino? Quando un vero cambiamento di rotta nelle nostre politiche in Africa e soprattutto in Siria?

C’è solo una riga, una misera riga, sugli sforzi concreti per affrontare le cause profonde e sostenere lo sviluppo socioeconomico africano. Quali siano questi sforzi, nessuno lo sa. Mentre tante altre sono state scritte per salutare Erdoğan e il suo regime come il miglior amico, per ricordare che le donazioni promesse non sono state erogate.

Il vero problema non è la gara dei gruppi politici ma è l’esistenza di un partito europeo unico, il partito della guerra, dello sfruttamento e dell’incoerenza, del commissariamento delle democrazie. Il partito peggiore di tutti, quello preso.

E mentre l’Europa discute, il Mediterraneo e l’Africa bruciano, anzi annegano, davanti alle soglie delle nostre case.

Complimenti al Nobel per l’ipocrisia!

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