giovedì 08 giugno 2023

L’Europa di difesa tedesca non è la nostra Europa

20

Lug 2017

Sono tre gli scenari ipotizzati dalla Commissione europea sul futuro esercito europeo. Ancora una volta si torna a parlare di solidarietà, in questo caso di solidarietà nella difesa, come ha affermato Juncker, ma mi chiedo: quando nel documento di riflessione si sottolinea la centralità dell’assistenza reciproca e della solidarietà, di quale solidarietà si parla? Quella del sedicente paladino europeista Macron, che nega l’accesso ai porti francesi e riporta i migranti a Ventimiglia? Quella di Juncker, che si limita a dare flebili incoraggiamenti all’Italia definendolo un Paese eroico? O forse la solidarietà della Germania di Angela Merkel che, forte del suo pauroso avanzo commerciale, in barba alle regole, schiaccia le economie degli altri Stati membri, grazie a una moneta, l’euro, disegnata su misura per le sue esigenze? Quindi: difesa comune Ue ma cui prodest? Se fosse per tagliare sprechi, colmare lacune tecnologiche, sfruttare economie di scala e avere un mercato della difesa più trasparente, ci sederemmo al tavolo con vivo interesse. Ma, visti i precedenti, più di un sospetto aleggia nell’aria. È evidente che l’occasione appare ghiotta per Berlino, ed è militare, geopolitica e industriale. L’instabilità alle frontiere e l’imprevedibilità degli USA targati Trump sono l’alibi perfetto per giustificare un massiccio riarmo di un paese che se spendesse davvero il 2% del PIL in difesa, in pochi anni diventerebbe la terza potenza militare al mondo. Alla luce di una situazione che appare, dunque, a dir poco delicata e rischiosa, pretendiamo cautela e anche chiarezza. Non vorrei che come al solito, al posto di avere una Germania europea, finissimo per ritrovarci, anche nella difesa, un’Europa tedesca.

Il video dell’intervento di Fabio Massimo Castaldo