I giovani possono raccogliere oggi lo slancio rappresentato dalla Primavera araba, facendosi portatori di un’energia “rivoluzionaria”, una forza di cambiamento che i regimi politici autoritari del Nord Africa hanno immancabilmente tradito. Per favorire questa spinta alla trasformazione della società dobbiamo guardare a quanto, anche geograficamente, ci unisce: quel Mediterraneo che può diventare un luogo di incontro tra le energie del Maghreb e dell’Europa.
E’ questa la convinzione che ho tratto nel partecipare alla terza edizione del Forum del giovani leader EU-Maghreb, che si è svolto a Tunisi il 4 e 5 novembre. Insieme a David Sassoli e Antonio Panzeri – l’uno vicepresidente del Parlamento europeo e l’altro presidente della delegazione Maghreb dello stesso europarlamento – ho guidato una intensa due giorni di dialogo. Al centro dei colloqui, il ruolo attuale e le possibilità future di giovani leader del Maghreb, provenienti tanto dal mondo della politica, da quello imprenditoriale e più in generale dalla società civile.
La due giorni di discussione ha spaziato dalle differenze e affinità nella percezione di alcuni temi politici (libertà individuali, lavoro, democrazia) fra i diversi Paesi nordafricani – in particolare: Tunisia, Algeria, Marocco e Libia -, fino al rapporto di collaborazione che i giovani leader presenti all’incontro hanno ed avranno con l’Unione europea. Una presenza, quella delle istituzioni dell’Unione, che spero possa essere sempre più forte, a concreta garanzia dei diritti dei cittadini di tutto il Maghreb.
Ci tengo a sottolineare quanto emerge dalle conclusioni del nostro incontro. “Siamo giovani donne e uomini”, si legge in un passaggio significativo del documento finale del Forum, “impegnati nelle attività che contribuiscono allo sviluppo dei nostri rispettivi Paesi e all’insieme della regione mediterranea come spazio di libertà, diritti e dialogo interculturale”.
Queste parole racchiudono un doppio messaggio. Da un lato, in giorni un cui ritorna forte all’orizzonte lo spettro dello “scontro di civiltà”, i giovani del Magreb mostrano di volersi impegnare con forza perché i temi della parità di genere e dei diritti civili siano al centro dell’agenda politica dei loro Paesi d’origine. Dall’altro che, per farlo, guardano all’Europa – il continente che troppo spesso considera il Nord Africa (come anche il Medio Oriente) con accondiscendenza, se non addirittura con sospetto.
Per essere veramente tale, un dialogo è un rapporto tra pari. Se l’Europa ha qualcosa da insegnare al Magreb in termini di lotta per la democrazia e i diritti, l’Europa ha altrettanto da imparare dai giovani leader che ho incontrato. L’entusiasmo che ho visto a Tunisi non mi lascia alcun dubbio che il colloquio iniziato ci potrà portare lontano.
Ecco il video della terza edizione del Forum dei Giovani Leader del Maghreb che si è tenuta a Tunisi dal 4 al 5 novembre 2015: