giovedì 08 giugno 2023

Corte di Giustizia Europea e Tobin Tax: una condanna a morte?

21

Apr 2014

30 aprile 2014. Segniamoci bene questa data. Perché quel giorno la Corte di Giustizia Europea potrebbe spazzare via ogni residua speranza di una tassazione europea unica sulle transazioni finanziarie.

Partiamo dal principio. La Tobin Tax prende il nome dal premio Nobel per l’Economia James Tobin, il quale la concepì per colpire le transazioni sui mercati valutari. Proposta per la prima volta nel 1972, la sua principale finalità era quella di stabilizzare i mercati stessi penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine. O almeno questo era l’intento del suo ideatore.

L’aliquota di tassazione originariamente proposta, tra lo 0,05 e lo 0,1%, secondo la Commissione Europea avrebbe potuto fruttare 55 miliardi di euro l’anno in Europa e su scala globale 166 miliardi di dollari, sempre annualmente. Tanto per dare un termine di paragone, è stato calcolato su un articolo di Focus che offrire istruzione di base, acqua potabile, servizi igienico-sanitari di base e nutrizione adeguata per gli abitanti dei paesi in via di sviluppo avrebbe un costo annuale di circa 30 miliardi di euro.

Viene quindi da chiedersi per quale motivo ancora non sia stata ancora adottata. In realtà il problema di questa tassa è che per funzionare veramente dovrebbe essere applicata su scala tendenzialmente globale. Proviamo a pensare alla sua introduzione solamente in uno sparuto gruppetto di paesi dell’Unione Europea. Che problemi avrebbero gli operatori finanziari a trasferire dei capitali negli altri paesi che invece non l’abbiano introdotta? Nessuno. Ecco perché la Tobin tax va applicata a livello quantomeno europeo.

Ebbene, dopo lunghe trattative il 22 gennaio del 2013 era stata adottata una decisione con la quale l’Ecofin (il Consiglio dell’Unione Europea, costituito per l’occasione dai Ministri dell’Economia) aveva autorizzato l’avvio di una procedura di cooperazione rafforzata tra 11 paesi dell’UE, tra i quali anche l’Italia, che avrebbero potuto lavorare insieme al fine di istituire “un sistema comune d’imposta sulle transazioni finanziarie, applicando le pertinenti disposizioni dei trattati”. Avrebbero… perché la realtà dice ben altro.

Infatti solamente Francia e Italia l’hanno effettivamente introdotta. In Italia in particolare è entrata in vigore una versione “soft” della Tobin Tax il 01 marzo 2013, fortemente voluta da Mario Monti. E si è rivelata un flop, in quanto finisce per esentare il 98% delle 12mila miliardi di transazioni finanziarie che ogni anno avvengono in Italia: rispetto al miliardo di euro previsto, per il 2013 sono stati incassati solo 200 milioni di euro, ovvero l’80% in meno. Il MoVimento 5 Stelle aveva inutilmente cercato di estenderla andando ad aggredire il restante 98%… ma come al solito i partiti hanno detto no.

Oltre al danno la beffa quindi. Sembra che in Italia ci si avvii a un triste epilogo come in Svezia a cavallo fra gli anni ’80 e ’90: gli svedesi furono obbligati ad abrogarla nel 1992 proprio perché, se introdotta in un unico paese, finisce per arrecare più danni che benefici. E il colpo di grazia potrebbe essere inflitto tra pochi giorni la Corte di Giustizia Europea, quando si esprimerà in merito sul ricorso effettuato dalla Gran Bretagna, da sempre nemica giurata della proposta di James Tobin.

Ma perché Londra si oppone così duramente? A suo dire la tassa avrebbe effetti extraterritoriali, cioè colpirebbe anche i paesi non partecipanti, costretti a dover sopportare le conseguenze e i costi della decisione degli undici paesi potenzialmente membri. Il meccanismo andrebbe a ledere le prerogative degli Stati membri sul fisco che, in base ai Trattati europei, è a tutt’oggi ancora di loro piena competenza. La realtà è che la City londinese è la più grande piazza europea per volume delle transazioni finanziarie (seconda al mondo dopo New York): è facile intuire quanto peso abbiano banche e istituti finanziari sulla formazione e sulle scelte dei Governi di Sua Maestà la Regina, come quello attuale di David Cameron.

Ora la Corte di Giustizia dell’UE dovrà pronunciarsi sul punto. Di sicuro così com’è applicata in Italia la Tobin Tax è del tutto inutile: se è in vigore in un singolo Paese o in pochi Paesi con aliquote differenti, non solo il suo gettito risulta largamente inferiore alle aspettative, ma rischia di alimentare la speculazione anziché scoraggiarla. Perché, come dicevamo prima, gli investitori preferirebbero operare in Paesi detassati o potrebbero effettuare arbitraggi finanziari giocando tra le differenti aliquote.

L’obiettivo di una vera Europa unita, di una Comunità di popoli incentrata sui diritti della PERSONA, dovrebbe essere utilizzare la Tobin tax e qualsiasi altro strumento utile per spostare quanto più possibile la tassazione dai cittadini alle banche e ai grandi speculatori finanziari, in modo da permettere ai primi di tornare a far girare l’economia reale e di costringere i secondi quantomeno a partecipare seriamente al costo della crisi da loro stessa indotta.

#TassaLaSpeculazioneNonLaPopolazione

30 aprile 2014: segniamoci questa data.

drago tobin tax

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