Signor Presidente, onorevoli colleghi, si possono seppellire molti corpi in una fossa comune, ma quanto profonda deve essere una fossa per seppellire la storia delle vittime e le responsabilità di un conflitto terrificante che ancora oggi non è concluso? Troppo profonda!
Per ognuna delle vittime di Ashia, per ognuno dei più di 2.000 scomparsi della guerra a Cipro, ci sono ancora famiglie disperate da una pena che è diventata parte integrante della loro vita. Una pena che forse potrà essere parzialmente lenita da una risposta, per quanto tardiva, e dalle spoglie dei parenti finalmente restituite. Perciò la Turchia deve immediatamente applicare le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo e tutte le parti in causa devono contribuire al lavoro del Comitato aprendo i loro archivi e raccontando le loro testimonianze. Da uno Stato candidato si deve pretendere la massima cooperazione e il massimo impegno, e non un prolungato e vergognoso silenzio. Non è mai troppo tardi per rimediare a un errore.