«L’Europa è a un bivio», avverte Fabio Massimo Castaldo, vice presidente del Parlamento europeo e uomo di peso del Movimento 5 stelle, osservando da una posizione privilegiata il dibattito politico che si sta scatenando tra i leader Ue intorno alla questione migratoria.
Castaldo, che aspettative nutre per il vertice Ue di giovedì?
«Rifiutare di condividere il peso della pressione migratoria con l’Italia per meri calcoli politici interni può essere una tentazione a Berlino e a Parigi, ma avrebbe conseguenze nefaste sul futuro dell’Unione. È arrivato il momento di mettere nero su bianco le promesse fatte da tutti i leader europei – Merkel e Macron in testa – che hanno più volte ammesso che l’Italia è stata lasciata sola. Senza però fare in alcun modo ammenda. Per questo saremo inflessibili sul superamento del regolamento di Dublino nel segno di una maggiore solidarietà».
Lo scontro con la Francia però è durissimo. Rischiamo di rimanere isolati in Europa?
«Con Macron il dialogo è aperto, franco e trasparente. Servirebbe però maggiore collaborazione e condivisione delle scelte. La Francia per prima, ad esempio, ha assunto iniziative unilaterali nella crisi libica senza coinvolgerci. Ma sulla questione migratoria non siamo soli. L’Italia assieme a Spagna, Grecia, Cipro e Malta, aveva presentato una proposta comune al Consiglio: pre-Dublin checks facoltativi, abolizione della clausola di responsabilità permanente ed equa ripartizione delle responsabilità. Ripartiamo da qui».
Non teme che la Lega vi stia trascinando su posizioni xenofobe?
«Quando era alleata con Berlusconi non sembrava un pericolo per il Ppe di Angela Merkel. Adesso che invece è al governo con noi viene etichettata come xenofoba. Non ci prestiamo a questo balletto ipocrita. Nel contratto firmato da Movimento 5 Stelle e Lega non c’è nulla che possa essere considerato xenofobo».
Resta evidente però l’aggressività comunicativa di Salvini, anche in sede europea. Sta rendendo più difficili le trattative?
«Le soluzioni non passano dai toni veementi della dialettica, ma dalla ricerca di un compromesso negoziale. E infatti il presidente Conte ha già ottenuto alcune vittorie, come l’inserimento nella bozza delle conclusioni del prossimo Consiglio europeo della proposta italiana degli hot-spot nei paesi terzi. L’Europa però deve fare di più e mettere sul tavolo un vero e proprio piano Marshall per l’Africa. I fondi finora mobilitati non sono sufficienti e c’è chi, come la Francia, sempre solerte nel puntare il dito sugli altri, deve ancora versarli al Trust Fund for Africa».
Intanto si deve anche iniziare a pensare al futuro collocamento del M5S nel Parlamento europeo del 2019. Mentre la porta di Macron si chiude, si sta aprendo quella di Marine Le Pen?
«Alle prossime elezioni europee molti grandi partiti crolleranno sotto il peso dei loro errori e molti altri muteranno profondamente. Piuttosto che guardare ad esperienze già esistenti e a posizioni estremiste, auspichiamo una sempre maggiore presenza di movimenti post-ideologici. E il Movimento 5 stelle potrà essere per loro una guida».