È stato in missione a Panama City, durante una delle tante riunioni di commissione dell’assemblea Eurolat, che ho appreso la notizia dell’attacco terroristico. Tra le vittime anche nostri concittadini italiani. Non potranno più abbracciare i loro cari. Perché le loro vite sono state spezzate da pretesti di violenza assurdi, vuoti e falsi. Solo arida retorica e sete di sangue travestite da religione.
Da quando sono diventato portavoce europeo ho toccato tre volte il suolo della Tunisia: tre volte, tre missioni per monitorare il corretto svolgimento delle elezioni nel paese, l’unico in cui la Primavera Araba ha dato i suoi frutti. L’unico, forse, in cui c’è stata una primavera araba vera.
E oggi, mentre guardo attonito le immagini di morte sul mio computer, penso all’entusiasmo e all’incredibile impegno del popolo tunisino per preparare e svolgere le elezioni. Ricordo i bellissimi momenti vissuti nei seggi, l’abbraccio gioioso di chi ci e mi diceva sorridendo “shukran”, grazie. Grazie di essere qui insieme a noi, per sostenerci e incoraggiarci, mentre proviamo a riprenderci la libertà di parola e di opinione. Mentre cerchiamo di lottare per riforme sociali e giustizia. Mentre cominciamo a costruire un futuro migliore per noi e i nostri figli.
Ho controllato seggi nelle banlieues e nel centro di Tunisi. In campagna e in città. Ho trovato ovunque accoglienza, educazione e calore. Ho visitato anche quel museo, il meraviglioso Bardo e la sua collezione di mosaici, la più grande del mondo. Quasi tutti romani. Ne ho parlato con una guida piena di energia ed entusiasmo. Così orgogliosa della cultura e del passato della Tunisia. Così felice di raccontarmelo, mentre evocavamo insieme quasi 3 millenni di scambi e relazioni tra i nostri popoli. È proprio per questi ricordi che questo crimine insensato che è stato commesso apre una ferita dolorosissima nel mio cuore.
Perché io so. So che esistono problemi sociali, povertà, sofferenza. A volte anche stupida frustrazione. So che esistono prede facili da sedurre, con il miraggio di un riscatto o un mazzetto di dollari per la famiglia. So che esistono élite occidentali e mediorientali che prosperano nell’instabilità, che soffiano sul fuoco della violenza per biechi interessi politici ed economici. So che ci sono molti nostri Stati che chiudono gli occhi e si ricordano dei principi secondo l’interlocutore. Secondo convenienza.
Questi meccanismi perversi, questa falsità non ci rappresentano.
Ma so anche che lo scontro di civiltà e di religione non esiste. Ma è solo, appunto, un’utile, finta, ipocrita scusa che utilizza chi ne ha bisogno per tutt’altro. E so che chi la sostiene in Europa, molto spesso solo per marketing elettorale, fa solo il gioco di chi questa scusa l’ha pensata e cucita su misura dei suoi interessi.
Perché l’Islam ha valori fondamentali come misericordia, pace e tolleranza. E credo alle parole del Re di Giordania, quando dice che i musulmani di tutto il mondo non permetteranno ai terroristi di strumentalizzare la propria fede per commettere atrocità e barbarie intollerabili. Neanche noi dobbiamo permettere loro di strumentalizzarci.
Solo insieme sconfiggeremo la cultura della forza con la forza della cultura.