Altro vertice sui migranti… altro flop. Così devo purtroppo sintetizzare sintetizzare quanto è successo nei giorni scorsi con il tanto atteso summit de La Valletta, che l’11 e il 12 novembre ha visto radunarsi nella capitale maltese oltre 60 tra capi di Stato e di governo, quasi tutti quelli dell’Unione europea da un lato e quelli di molti Paesi africani dall’altro.
Lo scopo del meeting internazionale era evidentemente nobile. Mettendo sul piatto 1,8 miliardi di euro in aiuti per l’Africa, con il cosiddetto Trust Fund, l’Europa voleva impegnarsi per lo sviluppo di alcuni Paesi – 23, tra cui la Nigeria, l’Eritrea, il Senegal e la Libia – da cui proviene il maggior flusso che viene dall’Europa. Il tentativo di affrontare le cause profonde dell’esodo migratorio sarebbe da salutare come il riconoscimento, per quanto tardivo, della miopia e della frammentarietà delle scelte fin qui adottate. Se non fosse che, quando le luci dell’incontro di Malta si sono spente, ci si è ritrovati con un pugno di mosche.
Tra parentesi, alla vigilia della due giorni, Matteo Renzi aveva tentato di impadronirsi di questo evento – forse immaginando in anticipo che era meglio “vendere” un racconto trionfalistico a priori piuttosto che aspettare di vedere il nuovo, prevedibile flop dell’Europa politica.
Sbandierando la priorità di “mettere l’Africa al centro delle priorità europee” e l’opportunità che ciò rappresenta anche per la politica estera italiana, Renzi aveva scritto nel corso di una lettera al quotidiano Avvenire: “Alla Valletta lavoreremo… per favorire lo sviluppo, migliorando la collaborazione tra Paesi europei e africani nella prevenzione e contrasto dell’immigrazione illegale, nella lotta alla tratta di esseri umani. Il Trust Fund del quale l’Italia sarà tra i principali contributori sarà lo strumento operativo di una cooperazione innovativa tra Paesi che non vogliono limitarsi a reagire o tamponare il fenomeno migratorio, ma che vogliono accompagnarlo con scelte politiche e non emergenziali”.
Quanto ottimismo e quante parole al vento! Tutto il contrario degli auspici di Renzi e della soddisfazione per i risultati ottenuti espressa dal Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che ha prospettato a conclusione del summit l’implementazione entro la fine del 2016 di “una lunga lista di azioni concrete” a beneficio dei Paesi africani. C’è da credergli? Direi proprio di no, se solo consideriamo come siano stati disattesi tutti gli impegni precedenti. Si va dal primo Ue-Africa a Lisbona (2007), a una serie vertiginosa di programmi che negli anni si sono sovrapposti con singolare inefficacia: dal Development Cooperation Instrument all’Asylum, Migration and Integration Fund.
Lo smacco finale, poi, è stato che tutta l’attenzione dell’Europa “verso l’Africa” si è rivolta in men che non si dica verso la Turchia, un Paese (peraltro non africano) che, come ho avuto modo di notare recentemente, meriterebbe molta meno benevolenza da parte di Bruxelles. Proprio alla Turchia del “sultano” Erdogan, l’Europa ha lanciato da Malta un abbraccio che suona al pari di un atto di sottomissione: 3 miliardi di euro a disposizione di Ankara per il supporto umanitario dei 2,2 milioni di profughi siriani. A fronte degli 1,8 miliardi stanziati per l’intera Africa. Il paradosso è evidente. Sorridere candidamente al presidente turco significa, poi, non solo continuare a legittimarlo – nonostante i suoi tratti di autoritarismo e violazioni dei diritti umani e delle minoranze – ma anche stabilire un vero e proprio ordine di priorità. Sulla base del quale, di fatto, i Paesi africani vengono di nuovo messi da parte. Senza neanche prendersi la briga di distinguere, tra loro, quanti stiano facendo veri sforzi verso la democrazia e i diritti umani, e quanti invece siano in mano a dittatori e/o oligarchie tribali.
Se poi pensiamo alle donazioni concretamente effettuate da alcuni paesi al trust fund, le frasi pronunciate da molti leader europei suonano di una falsità disarmante: il contributo di Malta, ad esempio, risulta essere di ben 250.000 € (!). Non so voi, ma ho il fondato sospetto che la cifra spesa dal Governo maltese semplicemente per organizzare questo appuntamento sia di ben altro tenore. Alla faccia delle soluzioni all’altezza delle ambizioni.
Altro vertice sui migranti, altro flop – un flop annunciato. Del resto ora arriverà l’inverno, e come sempre il flusso rallenterà… così come la presenza di questa catastrofe nelle prime pagine dei giornali. E nel frattempo noi europei continueremo a esportare armi verso i principali teatri di guerra africani e ad alimentare confitti post-coloniali in tutto il continente nero e il medio oriente. Finché non avremo affrontato seriamente questi temi, saremo ben lontani dall’aver preso di petto le “cause profonde delle migrazioni”. Con buona pace delle roboanti quanto ipocrite dichiarazioni degli Junker, dei Tusk… e dei Renzi di turno.